martedì 27 agosto 2019

Torna il 'supereroe' Mike Banning in "Attacco al potere 3 - Angel Has Fallen" in una terza puntata tutta azione con Butler, Freeman e Nolte

Terza puntata dell’apocalittico action movie “Attacco al potere” (Angel has Fallen), diretta da Ric Roman Waugh e interpretata da Gerard Butler, che probabilmente conquisterà i patiti del genere, visto che non mancano, azione, inseguimenti ed esplosioni. Purtroppo come di consueto manca la sostanza e della storia è sulla scia del popolare serial “24” ma anche di tanti racconti del genere, inclusa la saga “Taken” con Liam Neeson.
una vorticosa fuga, Mike Banning (Butler) è ricercato dalla sua stessa agenzia e dall'Fbi, mentre cerca di trovare i responsabili che hanno messo in grave pericolo la vita del Presidente Allan Trumbull (Morgan Freeman), lasciandogli la parte del capo espiatorio. Nel disperato tentativo di scoprire la verità su chi l’ha incastrato, Banning si rivolgerà a improbabili alleati – tra cui il padre Clay Banning (un sempre grande Nick Nolte) - per dimostrare la propria innocenza e tenere il presidente, il paese e la sua famiglia fuori pericolo.
Quindi un solido film d’azione – sceneggiato dal regista con Robert Mark Kame e Matt Cook, ispirato ai personaggi creati da Creighton Rothenberger e Katrin Benedikt, anche autori del soggetto - dal quale non si può pretendere originalità della storia né tanto meno un profondo disegno psicologico dei personaggi, anche se per quanto riguarda l’incontro tra padre e figlio tenta i toni della commedia anziché dell’ironia (inclusa scenetta dei titoli di coda).
Nel cast anche l’attivissimo Danny Huston (Wade Jennings), sempre più nel ruolo del ‘cattivo’ di turno, Jada Pinkett Smith (l’agente Fbi Helen Thompson), Lance Reddick (David Gentry), Tim Blake Nelson (vicepresidente Kirby), Frederick Schmidt (Travis Cole) e Piper Perabo (Leah Banning, la moglie). José de Arcangelo
Nelle sale italiane dal 28 agosto distribuito da Universal International Pictures e Lucky Red

giovedì 1 agosto 2019

Delude l'ultima commedia surreal-grottesca di Eros Puglieli "Nevermind" con un cast corale di noti caratteristi

Approda il 1° agosto 2019 nei cinema italiani il nuovo film di Eros Puglieli (da “Dorme” a “Tutta la conoscenza del mondo” e “Occhi di cristallo”, seguiti da tanta televisione) “Nevermind” che segna il ritorno al film a episodi incrociati sui toni della commedia, che dovrebbe essere surreal-grottesca, però non riesce a trovare il giusto equilibrio come nei lavori precedenti, inanellando le assurde vicende di cinque personaggi fra disperazione e incubo, psicologia e realtà.
Scritto dal regista e sceneggiato con Giulia Gianni, Francesca Sambataro e Antonio Muoio, e girato l’anno scorso,“Nevermind” non mantiene tutto quel che promette, tranne forse nelle scene di prologo ed epilogo. Infatti, lo sviluppo ellittico zoppica passando dal (volutamente) disgustoso al comico, dalla satira di costume alle manie (televisive) contemporanee.
Peccato perché l’idea di partenza non era del tutto male, anzi, ma il meccanismo si inceppa presto e nella sua totalità il film delude, e ci fa rimpiangere il primi film di Puglierli, soprattutto “Tutta la conoscenza del mondo”, dove il meccanismo era ineccepibile e il surreale non era contaminato.
Cast eterogeneo e pieno zeppo di caratteristi, visto che si tratta di una commedia corale: Paolo Sassanelli, Andrea Sartoretti, Massimo Poggio, Pia Engleberth, Claudia Coli, Gualtiero Burzi, Cristiano Callegaro, Aurore Erguy, Gianna Giachetti, Gianluca Gobbi, Lucia Glavan, Gianluca Gobbi, Antonio Merone, Alberto Molinari, Giuia Michelini, Luis Molteni e Renato Scarpa. José de Arcangelo
(2 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 1° agosto 2019 distribuito da Minerva Pictures

giovedì 25 luglio 2019

"Midsommar - Il villaggio de dannati" del visionario Ari Aster: un horror dalla bella cornice, inquietante ma non troppo

Dopo “Hereditary - Le radici del male”, Ari Aster firma un nuovo e ambizioso (durata 2 ore e 20’) horror, “Midsommar – Il villaggio dei dannati”, riuscito solo dal punto di vista visivo, formale e tecnico, ma deludente nel risultato, dato che la sceneggiatura si rivela un’accozzaglia di
idee sprecate su una storia non del tutto originale e il sottotitolo italiano depista lo spettatore), fra antiche comunità-sette e rituali sessual-letali. Più interessante l’inquietante prologo che sembra anticipare quel che non arriva mai, anzi forse, soltanto alla fine, quando si accosta al genere.
Dani (Florence Pugh di “Lady Macbeth”) e Christian (Jack Reynor) formano una giovane coppia americana in crisi dopo una tragedia familiare che sconvolge la vita di lei, infatti solo il dolore sembra tenerli insieme. Ed è a questo punto che Dani decide di unirsi a Christian e ai suoi riluttanti amici in un viaggio che ha come meta un festival estivo in un remoto villaggio svedese (ma il film è stato girato in Ungheria), da
dove proviene uno degli amici studenti. Ma ciò che inizia come una spensierata avventura estiva nella terra della luce eterna, prende una svolta sinistra quando gli abitanti del villaggio invitano i loro giovani ospiti a partecipare alle festività che rendono quel paradiso pastorale sempre più misterioso e inquietante. Quindi, ci troviamo davanti ad una sorta di fiaba nera, un sogno che diventa incubo, di un mondo oscuro in pieno sole. Infatti, il fascino del film è tutto o quasi nell’ambientazione, nel contrasto fra l’oscurità dei riti e la luminosità del paesaggio e dei colorati costumi folk degli
abitanti del luogo, disegni floreali su bianco immacolato. E anche stavolta l’autore dichiara che lo spunto originale è sempre preso in prestito da vicende autobiografiche. Se in “Hereditary” partiva dai conflitti famigliari, stavolta l’idea proviene dalla fine di un sofferto rapporto di coppia. Inoltre, Aster ha fatto delle ricerche sulle tradizioni folkloristiche svedesi, inglesi e tedesche, consultando di tutto, da “The Golden Bough” di James Frazer – uno studio antropologico sul paganesimo – alle saghe spirituali di filosofi come Rudolf Steiner.
“L’immagine iniziale che ha catalizzato ‘Midsommar’ – dice lo sceneggiatore e regista – implicava il rogo sacrificale di un tempio. Mi sono emozionato all’idea di inserire il film in un nuovo scenario, dando una svolta operistica a quella sorta di finale catartico che si vede di solito nei film, quando la protagonista abbandonata brucia la scatola contenente tutti gli oggetti raccolti nel corso della relazione da cui si è finalmente liberata”.
Nel cast anche Will Poulter (Mark), William Jackson Harper (Josh), Vilhelm Blongren (Pelle), Archie Madekwe (Simon), Hampus Hallberg (Ingemar), Bjorn Andresen (Dan), Lars Varinger (Sten) e Liv Mjones (Ulla). La fotografia è firmata Pawel Pogorzelski e le scenografie dallo svedese Henrik Svensson. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 25 luglio 2019 distribuito da Eagle Pictures

martedì 9 luglio 2019

Il thriller "Welcome Home" di George Ratlif con Aaron Paul, Emily Ratajkowski e Riccardo Scamarcio, delude le aspettative

“Welcome Home” è un thriller italo-americano, tra verità e menzogna, amore, sesso e tradimento, firmato George Rattlif (“Joshua” e “Hell House”) che prende spunto da tante altre storie del genere, dal weekend in un posto tranquillo che diventa incubo alla villa in mezzo al nulla e dal
proprietario misterioso, per finire in modo (esasperatamente) prevedibile e al tempo stesso inverosimile. Anche perché le nuove tecnologie si rivelano spesso fuori uso e senza campo al momento giusto. Quindi un film di genere dove più che gli attori trionfa la cornice e la banalità (del male?).
Una giovane coppia americana, Bryan e Cassie (Aaron Paul ed Emily Ratajkowski), decide di trascorrere un periodo di vacanza insieme nella campagna italiana, anzi umbra, per cercare di recuperare il loro rapporto in crisi. Ma non hanno fatto i conti con il bel tenebroso vicino di casa(le), Federico (Riccardo Scamarcio sotto tono come gli altri), ma nemmeno col proprio passato... Peccato perché la tensione non sale e la suspense latita, i personaggi, le situazioni e l’ambientazione sono stereotipati e/o superficiali e non
riescono a coinvolgere lo spettatore. E i riferimenti sono troppo alti da raggiungere, mentre i rimandi all’attualità (criminale) sono davvero solo accennati. Tutta colpa della debole sceneggiatura di David Levinson che fa acqua da tutte le parti. O quasi. Da segnalare solo la ‘cartolinesca’ fotografia di Shelly Johnson. Nel cast anche Katy Saunders (Alessandra), Francesco Acquaroli (Eduardo) e Alice Bellagamba (Isabella). Produttori esecutivi gli italiani Monika Bacardi e Andrea Iervolino. José de Arcangelo
(2 stelle su 5) Nelle sale italiane dall'11 luglio 2019 distribuito da Altre Storie / Minerva Pictures

martedì 2 luglio 2019

"Annabelle 3" di Gary Dauberman: la demoniaca bambola è tornata ma non fa (più) paura, nonostante le brave attrice e una cornice di lusso

Tanto atteso quanto deludente il terzo capitolo di “Annabelle” ovvero 3 (appunto), la serie horror dall’enorme successo in America (non solo), spin-off di “The Conjuring – L’evocazione”, creata, diretta e prodotta da James Wan, che invece ora segna il debutto nella regia di Gary Dauberman, autore del soggetto con lo stesso Wan e sceneggiatore delle tre storie, ma anche di “It” e dell’imminente capitolo due.
Tecnicamente e formalmente perfetto il film, ma ‘nuova’ vicenda deluderà, probabilmente, anche i patiti della saga paranormale perché in pratica non è altro che un accumulo di tensione (non muore nessuno!) in attesa di un finale abbastanza inedito per un film del genere. Infatti, “Annabelle 3” si rivela una sorta di incubo ad occhi aperti - e fra le quattro mura di casa - soprattutto per le tre giovani protagoniste (alle prese con la demoniaca bambola, ovviamente).
E l’esile trama non è originale né ricca di colpi di scena e/o trovate almeno ‘probabili’. Determinati a impedire ad Annabelle di continuare a seminare il caos, i demonologi Ed e Lorraine Warren (rispettivamente Patrick Wilson e Vera Farmiga, protagonisti dei primi due capitoli, ispirati a personaggi realmente esistiti), portano la bambola posseduta (in realtà è un tramite) nella stanza chiusa a chiave dei malefici oggetti nella loro casa, mettendola ‘al sicuro’ dietro una vetrinetta consacrata e ottenendo la santa benedizione di un sacerdote cristiano.
Ma un anno dopo, la figlia di dieci anni dei Warren, Judy (la rivelazione McKenna Grace), la sua babysitter Mary Ellen (Madison Iseman) e la sua amica Daniela (Katie Sarife), rimaste sole in casa, passeranno una terribile notte di paura, dopo aver visitato la stanza blindata e ‘risvegliando’ Annabelle e tutti gli spiriti maligni con lei rinchiusi.
Un gradevole spettacolo, esclusivamente per adolescenti, dove non mancano riferimenti e citazioni, non solo delle due saghe, qualche effetto sonoro o visivo riuscito e un buon lavoro delle giovani attrici, ma in realtà “Annabelle Comes Home” (titolo originale) non fa paura e non avrebbe guastato un filo di (auto) ironia in più per rendere godibile, un horror che rispetta la tradizione, soprattutto visivamente, grazie alla fotografia di Michael Burgess, alle scenografie di Jennifer Spence e al montaggio di Kirk Morri.
Forse per questo è stato apprezzato in America, visto che, dopo decenni di splatter e di efferati horror iperrealistici, oggi – fatta eccezione per il capolavoro “Scappa: Get Out” e della saga “Il giorno del giudizio” (The Purge) - si è tornati a preferire le atmosfere al vero brivido (che col caldo che ci ritroviamo ci manca davvero), e persino alla suspense. José de Arcangelo
(2 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 3 luglio 2019 distribuito da Warner Bros. Pictures

mercoledì 26 giugno 2019

"Aftershock" di Nicolàs Lopez con Eli Roth, attore e produttore, un catastrofico dalle conseguenze horror

Inedito nelle sale italiane “Aftershock” è co-prodotto e interpretato nel 2012 da Eli Roth e diretto dal cileno Nicolàs Lopez, da lui sceneggiato con lo stesso Roth. Più che un horror si tratta di un catastrofico di nuova generazione dalle conseguenze che scivolano dal thriller all’horror,
appunto. In onda domenica scorsa, in in prima visione assoluta su Rai4, è uno spettacolo ‘gradevole’ per gli amanti del mix di generi – né meglio né peggio di tanti altri - in cui si parte dalla commedia goliardico-vacanziera del solito gruppo di amici americani e sudamericani (tre ragazzi e tre ragazze) in giro per locali e attrazioni turistiche, fra Santiago e Valparaiso (dove è stato anche girato), in un crescendo di inquietudine e (oscuri) presagi, trasgressione e divertimento.
Infatti, mentre si trovano in un locale di Valpariso, fra una bevuta e un ballo, vengono sorpresi da un terremoto che distrugge la discoteca, tra morti schiacciati o mutilati nel terrificante crollo. Fortunatamente i ragazzi se la cavano con ferite lievi, tranne uno di loro. Ma proprio a questo punto comincia la vera odissea nel terrore: isolati e lontani dalla città, macchina e cellulari fuori uso, in un luogo dove manca tutto, dalla corrente elettrica ai soccorsi. Inoltre, il terremoto ha liberato pericolosi criminali che, riusciti a fuggire, vanno in giro come sciacalli alla ricerca di qualcosa da rubare e qualcuno da stuprare…
E come se non bastasse è imminente un probabile tsunami, anche se un uomo afferma “lo prevedono sempre ma non arriva mai”. Ma sull’idea di “E poi non ne rimase nessuno”, forse, qualcuno riuscirà veramente a salvarsi? A voi scoprirlo (o recuperarlo) tanto come passatempo il film funziona, usando stereotipi e luoghi comuni del genere (e dei generi citati) nel modo giusto.
Il cast riserva qualche sorpresa, oltre a Roth (Gringo), Andrea Osvart (Monica), Ariel Levy (Ariel), Natasha Yarovenko (Irina), Nicolàs Martinez (Pollo), Lorenza Izzo (Kylie), l’ex ragazza dei film di Almodovar, Cristina (Sanchez) Pascual e Selena Gomez (Vip Girl). I produttori esecutivi sono i famigerati Bob e Harvey Weinstein. Il film è disponibile su RaiPlay. José de Arcangelo (2 stelle su 5)

sabato 22 giugno 2019

"La prima vacanza non si scorda mai" di Patrick Cassir narra le terribilmente comiche vicende di una 'coppia in prova' in Bulgaria

La Francia riscopre la ‘commedia turistica’ di una volta, aggiornata e corretta ad opera di Patrick Cassir, sceneggiatore (con Camille Chamoux, anche protagonista femminile) e regista, in “La prima vacanza non si scorda mai”, sulla scia del non dimenticato Philippe de Broca - maestro francese del genere dagli anni Sessanta agli Ottanta -, anche se non riesce ad eguagliarlo. Comunque si tratta di un gradevole spettacolo sui toni surreal-grotteschi, magari con un tocco meno sofisticato ma più volgar post moderno.
I trentenni Marion (Chamoux) e Ben (Jonathan Cohen) vivono a Parigi, ma si conoscono su Tinder e questo è praticamente tutto ciò che hanno in comune, almeno finché non si incontrano. In realtà è che non potrebbero essere più diversi: lei è intrepida e ama l’avventura, lui è ordinato e ipocondriaco. Ma gli opposti si attraggono e, dopo una notte di sesso sfrenato, decidono di trascorrere insieme le loro vacanze estive: a metà strada tra le loro destinazioni già programmate, Beirut per Marion, Biarritz (in famiglia) per Ben, finiranno per ritrovarsi niente meno che in… Bulgaria. Tra ostelli pseudo hippy, spiagge affollate e sport estremi, il viaggio di Marion e Ben si trasformerà in un’avventura on the road trascinante e rocambolesca, un’esperienza indimenticabile nel bene e nel male. Quasi una versione soft-comica di “Hostel”, visto che si ride più del solito. Grazie anche ad un'affiatata coppia di attori.
Quindi, “La prima vacanza non si scorda mai” (Premières Vacances) è una commedia che gioca sugli equivoci (e su generi diversi) che si susseguono nelle vicende di ‘una coppia in prova’ che decide di prendere una vacanza insieme in una destinazione decisa dal caso, ma che riserva catastrofiche sorprese, come quelle che (ri)trovano turisti allo sbaraglio in paesi apparentemente vicini ma tremendamente sconosciuti, soprattutto in quanto ad usi e costumi.
E sulla Bulgaria il regista confessa: "Trovo questo paese molto cinegenico. Ho visto della bellezza in molti posti. Gli edifici sono piuttosto bassi quindi di vede molto il cielo, la montagna è superba. Quindi un paese molto originale da filmare. E poi c'è soazui, i grandi spazi che chiamano il cinema. Il sole entra facilmente nel film".
Nel cast anche Camille Cottin (Fleur), Jérémie Elkaim (Romain), Vincent Dedienne (Arthur), Dominique Valadie (Nicole), Svetlana Gergova (Koukou). José de Arcangelo (2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 20 giugno distribuito da I Wonder Pictures