giovedì 3 novembre 2016

"7 minuti" di Stefano Massini e Michele Placido, 11 donne in fabbrica per decidere sul loro futuro

Tratto dal testo teatrale omonimo di Stefano Massini, “7 minuti” di Michele Placido è un cosiddetto film impegnato, come quelli degli anni Settanta che affrontavano problematiche socio-politiche legate all’attualità del nostro Paese e del mondo.
Presentato nella selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma, “7 minuti” affronta il dramma delle operaie di un’azienda tessile ceduta in maggioranza dai proprietari a una multinazionale. A quanto pare non sono previsti licenziamenti e operaie e impiegate possono tirare un sospiro di sollievo. Però la rappresentante sindacale, Bianca (una sempre ottima Ottavia Piccolo), scopre che c’è una piccola clausola nell’accordo che la nuova proprietà vuole far firmare al Consiglio di
fabbrica: rinunciare a 7 minuti della loro pausa pranzo. Undici donne dovranno decidere per sé e in rappresentanza di tutta la fabbrica, se accettare la richiesta dell’azienda. Pian piano il dibattito si accende perché Bianca, giustamente, fa notare che un ‘piccolo cedimento’ (in realtà, moltiplicati per un totale di 300 operaie, sono tantissime ore di lavoro e di guadagni in più per la nuova proprietà) potrebbe significare l’inizio di una serie di ‘ricatti’ sempre più rischiosi e pericolosi.
Prima del voto finale, verranno fuori le loro storie, fatte di speranza e ricordi, sacrifici e disperazione, lavoro e famiglia. Una galleria di vite diversissime e pulsanti, vite di donne, madri, figlie che un folto gruppo di attrici affiatate e brave fanno rivivere in quella assemblea; uno specchio della nostra società contemporanea, sempre più ingiusta e indifferente. “Sette minuti – afferma Placido nelle note – è una storia vera, accaduta in Francia, a Yssingeaux,
nel 2012. Undici donne, tra operaie ed impiegate, di nazionalità diverse, chiamate al tavolo di una trattativa di lavoro, hanno di fronte una multinazionale tessile. Materia di grandissima attualità nell’Europa di oggi, come in Francia o in Italia e non solo, se si pensa alla crisi che si è aperta in questi giorni con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Undici donne, messe alla prova da un’ambigua offerta di rinnovo di contratto, devono decidere in poche ore il destino delle trecente colleghe che aspettano il verdetto fuori dalla fabbrica. Pur essendo questo film materia
sociale di grande attualità, quello che più mi ha intrigato è il meccanismo di suspense che io e Stefano Massini abbiamo messo in scena. Perché l’altro grande protagonista del film è il Tempo. Il Tempo in cui, in pochissime ore e in nome di quegli emblematici 7 minuti, le nostro protagoniste dovranno mettersi a confronto. In una società in cui il divario ricchi-poveri si accentua sempre di più e il confronto sindacale o ideologico viene sempre meno, emergeranno soprattutto gli aspetti personali, i propri bisogni, il proprio ego e anche la propria disperazione”.
Infatti, dal testo e dal film – un vero ed efficace dramma da camera -, viene fuori come sia ormai scomparso il confronto non solo ideologico, perché la società attuale tende a dividerci sempre di più spingendoci verso una ‘guerra fra poveri’ che non fa altro che beneficiare proprio chi la provoca. Sono i frutti di una nuova lotta per la sopravvivenza in cui la solidarietà viene meno e le condizioni di ogni singolo prevalgono su quella del gruppo.
“Questo film – conclude il regista -, soprattutto durante la lavorazione mi ha fatto pensare a ‘La parola ai giurati’, scritto da Reginald Rose e diretto da Sidney Lumet. Lì, il dubbio di un giurato contro la certezza degli altri nel condannare un probabile innocente, nella nostra storia un’operaia sola contro le sue compagne, pronta a difendere con ostinazione la certezza che dietro quei 7 minuti ci sia una trappola da cui non si potrà tornare indietro”.
Nell’eterogeneo gruppo di attrici, un’intensa Ambra Angiolini (Greta), una sorprendente ‘esordiente’ come Fiorella Mannoia (Ornella), e poi Maria Nazionale (Angela), Violante Placido (Marianna), Cristiana Capotondi (Isabella), Clémence Poésy (Hira), Sabine Timoteo (Micaela), Luisa Cattaneo (Sandra), Erika D’Ambrosio (Alice), Balkissa Maiga (Kidal) e con Anne Consigny (M.me Rochette) e la partecipazione dell’attore-regista Michele Placido. La fotografia è firmata da Arnaldo Catinari e le musiche da Paolo Buonvino. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 3 novembre distribuito da Koch Media

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