domenica 6 novembre 2016

A vent'anni dal mitico concerto di Knebworth, il più grande raduno musicale prima dell'era di Internet, tornano gli "Oasis: Supersonic" in un documentario di Mat Whitecross

Ancora un’uscita evento dedicata a un fenomeno musicale, solo per tre giorni (in altre città europee solo per una giornata) arriva nei cinema il documentario “Oasis: Supersonic” firmato Mat Whitecross (da “The Road to Guantanamo” a “Zimbabwe Rock”), la storia della mitica band anni
Novanta capeggiata dagli scatenati fratelli Liam e Noel Gallagher, arrivata al top del successo internazionale in soli tre anni. Raccontata esclusivamente attraverso materiale di repertorio e commentata dalla voce degli stessi protagonisti, testimoni, amici e familiari, e arricchita da filmati (video) di amici, fan e appassionati, alcuni completamente inediti e mai visti prima nemmeno dai componenti del gruppo.
Liam e Noel, i fratelli del rock, turbolenti e sinceri, appassionati e imperturbabili, fra punk e pop, rivivono i loro anni d’oro, tra litigi e riavvicinamenti, droghe e rock’n’roll, in un rapporto di amore/odio che li portò alla definitiva separazione. Una scalata al successo, nell’occhio del ciclone, prima che chiunque potesse immaginare l’impatto che avrebbero avuto sul pianeta. Infatti, proprio quando erano all’apice della loro irresistibile carriera, la band si sciolse
definitivamente, mentre i due fratelli hanno ripreso in seguito a cantare e suonare da solisti in altre band. Agosto 1996: gli Oasis, una band indie proveniente dalle case popolari di Manchester, furono protagonisti di qualcosa di mai visto prima. I loro concerti a Knebworth con un pubblico di 250mila persone – e altri due milioni e mezzo di persone alla disperata ricerca di biglietti – furono gli
eventi più seguiti di quel periodo. Al culmine del loro successo, infatti, gli Oasis non avevano concorrenti. Questo documentario originale e sorprendente parla di loro, di quella band che ha cambiato il suono di una generazione, scrivendo a tutti gli effetti una pagina memorabile di storia della musica di fine millennio. “La democrazia in una band non funziona – dice lo scrittore e giornalista del Guardian, Paolo Hewitt -, è stato dimostrato milioni di volte. In quella band c’erano due persone in corsa per la
carica di primo ministro. E quella tensione e quell’antagonismo sono stati il motore degli Oasis, ma anche la loro fine”. Un documentario destinato non solo ai fan e alla loro generazione, ma anche a chi vuole rivivere le atmosfere di allora, in occasione del ventesimo anniversario di quel leggendario doppio concerto, al festival rock di Knebworth, con cui il produttore Simon Halfon ha pensato di celebrare la straordinaria band.
“Ho conosciuto gli Oasis più o meno in quel periodo – ricorda Halfon -, attraverso il mio amico Paul Weller, e nel 1994, ho cominciato a lavorare per loro come grafico per le copertine della band. Così, ho deciso di chiamare direttamente Liam e Noel e chiedergli che ne pensavano di un film che raccontasse la loro storia. L’idea è piaciuta a entrambi e a quel punto ho deciso di coinvolgere James Gay Rees (produttore del pluripremiato ‘Senna’ ndr.) in veste di co-produttore”.
“Parlando con Noel e Liam – afferma il regista Whitecross, autore di “Sex&Drugs&Rock&Roll” -, abbiamo deciso che il film sarebbe stato costruito esclusivamente su materiale di repertorio, con le voci dei protagonisti e dei loro contemporanei che raccontavano la storia. Noel non aveva nessuna voglia di vedere sullo schermo vecchi rocker che parlavano dei tempi andati. E
personalmente pensavo che la voce narrante fosse un ottimo modo per mantenere la freschezza del racconto. Tra l’altro, sapevamo che difficilmente Noel e Liam avrebbero accettato di farsi intervistare insieme, e con le voci fuori campo potevamo dare allo spettatore l’impressione di ascoltare una conversazione a due. A parte la bellezza della musica e la personalità dei fratelli Gallagher, ci sembrava che il momento più significativo nella storia della band fossero i tre anni culminati nella partecipazione al festival di Knebworth”.
Una scelta azzeccata perché il documentario diventa un godibilissimo spettacolo che ricostruisce attraverso back stage, concerti, registrazioni in studio e tour in giro per il mondo, la vera storia dei ‘fratelli cattivi’ del rock, due personaggi opposti come caratteri e atteggiamenti, ma indipendenti, anticonvenzionali e politicamente scorretti, anzi senza peli sulla lingua. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale italiane in uscita evento solo il 7, 8, 9 novembre distribuito da Lucky Red

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