venerdì 18 novembre 2016

Herbert Ballerina diventa protagonista sul grande schermo in "Quel bravo ragazzo" e conquista con la sua ingenua e infantile comicità

Ecco, arriva Herbert Ballerina, all’anagrafe Luigi Luciano, già ‘spalla’ di Maccio Capatonda in “Italiano medio” e protagonista del suo trailer “L’uomo che usciva la gente”, nonché spalla di Checco Zalone in “Che bella giornata” (2010) e in diverse trasmissioni radiofoniche e televisive, e
fa il suo esordio da protagonista sul grande schermo in “Quel bravo ragazzo” – il riferimento al film di Martin Scorsese non è casuale -, diretto da Enrico Lando, cresciuto professionalmente a Londra e regista in Italia dei film dei “Soliti Idioti”. Ballerina porta il suo personaggio stralunato e ingenuo, un po’ primo Jerry Lewis, un po’ l’infantile Macario, certo sempre con le dovute distanze e oltre sessant’anni dopo.
Infatti, la storia è sulla scia di un copione già rodato da altri colleghi (da Villaggio a Benigni) in cui un potentissimo boss mafioso in fin di vita decide di lasciare il comando della sua spietatissima cosca a un figlio che non ha mai riconosciuto. Un erede che di nome fa Leone ma che in realtà è un innocuo, ingenuo e goffo ragazzotto di 35 anni che fa il chierichetto e che è cresciuto (si fa per dire) in un orfanotrofio del Sud, sotto l’ala del parroco. I due tirapiedi del capo mafia fanno di tutto per farlo diventare un vero boss, ma inutilmente. E, naturalmente, tra
equivoci a catena, lotte e accordi tra cosche, loschi consigliori, indagini di polizia, dubbi e scambi di persona, tutti catastrofici, supererà la ‘prova’ alla rovescia e, forse, sconfiggerà la mafia dall’interno, grazie all’aiuto di supertecnologici ragazzini. Un gradito ritorno al prodotto medio italiano – commedia ma non ‘commediaccia’ -, girato interamente a Ragusa (fotografata con gusto da Massimo Schiavon), evitando parolacce, cadute di tono e doppi sensi, dato che la comicità di Ballerina è quella infantile, da un Candido del terzo
millennio che trova assistenza e consigli nei suoi amici bambini, molto più maturi di lui. Una commedia che non deluderà certo i suoi fan, dato che il soggetto l’ha proposto uno di loro alla produzione (tramite Marco Belardi), Ciro Zecca, mentre all’esile sceneggiatura hanno collaborato col regista, Gianluca Ansanelli e Andrea Agnello. “Johnny Stecchino l’hanno visto tutti – afferma Lando –, quando ho incontrato il personaggio di Herbert mi ha colpito il suo candore e la sua fisicità… mi ricorda Buster Keaton”.
“E’ la comicità nonsense – ribatte Ballerina - dal mondo di Maccio Capatonda, quello che ci contradistingue, il riferimento è, invece, qualcosa d’inconscio, il teatro napoletano di una volta, i vari Totò e i comici che hanno segnato la mia esistenza, Benigni e Pozzetto”. “Mi sono divertito tantissimo – dice Enrico Lo Verso -, già al provino ho riso come mai in vita mia, e poi ridere della mafia fa sempre piacere, non a caso si dice ‘una risata vi seppellirà’, è un modo giusto e bello di combatterla”.
“Una cosa molto carina in Gigi/Herbert – confessa Daniela Virgilio – è la purezza e il candore che nemmeno mia cugina di due anni ne ha, è un altro modo di pensare tra candore e ingenuità, tanto che non capisci mai se lo è o ci fa”, Quindi, tutti concordano (al di là e al di qua dello schermo), un piacevole divertimento per tutti a cui contribuisce un gruppo di ottimi caratteristi: Tony Sperandeo (Vito Mancuso), un inedito Enrico Lo Verso (Salvo La Mantia), Ninni Bruschetta (l’ambiguo avvocato Enrico Greco), Daniela
Virgilio (la poliziotta in incognito Sonia Morbelli), Mario Pupella (Don Costabile), Maccio Capatonda (Don Isidoro), Beniamino Marcone (Tonino Curcio), Ivo Avido (vigile Giovanni), Lucia Di Franco (Viola) e con Ernesto Mahieux (Genny Russo), Giampaolo Morelli (Alfonso Marino), Luigi Maria Burruano (Don Ferdinando Cosimato, il padre), con la partecipazione straordinaria dello spagnolo Jordi Mollà nel ruolo del capo colombiano. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 17 novembre distribuito da Medusa in 300 copie

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