lunedì 27 febbraio 2017

La vita di Maria di Nazareth, dieci anni dopo la Passione di Cristo, in "Piena di Grazia", film sceneggiato e diretto da Andrew Hyatt

Vincitore del premio per la miglior sceneggiatura di lungometraggio al John Paul II Film Festival 2015 e presentato in anteprima nazionale al Rimini Meting 2015, esce nelle sale come evento “Piena di Grazia - Full of Grace”, ovvero “La storia di Maria la madre di Gesù”, sceneggiato e diretto da Andrew Hyat, già
collaboratore di produzione per Graham King (“Argo” di Ben Affleck, “The Aviator” e “The Departed” di Martin Scorsese), Lorenzo di Bonaventura (“Transformers”), Steve McEveety (“La Passione di Cristo” di Mel Gibson) e altri. Un personaggio biblico importante, Maria (l’ex modella algerina Bahia Haifi) sul grande schermo è di solito presente ma in ruolo ‘secondario’, di non protagonista per intenderci. “Piena di Grazia” è, invece,
incentrato su di lei e ripercorre gli ultimi anni della sua vita, un decennio dopo la morte del figlio, e racconta i suoi sforzi per aiutare la nascente Chiesa cristiana a riguadagnare il suo incontro con il Signore. E lo fa rivolgendosi a Pietro e agli apostoli. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta ci sono stati tanti kolossal cosiddetti biblici in cui, spesso sullo sfondo c’erano la vita e/o la Passione di Cristo, e Maria era proprio uno dei tanti personaggi che ne ruotavano intorno, ma raramente in primo piano. Prima e dopo “La passione di Cristo” di Mel Gibson, era
finalmente diventata protagonista di film e fiction (da “Per amore, solo per amore” di Giovanni Veronesi a “Maria di Nazareth” di Giacomo Campiotti), però nessuno si era soffermato in questo suo ruolo avuto dopo la morte del figlio. “Dall’uscita de ‘La passione di Cristo’ – scrive il regista nelle note -, c’è stata una valanga di film che sono stati pubblicizzati come contenuto ‘basato sulla fede’ o ‘per famiglie’. Eppure, tra tutti questi film di tematica cristiana, raramente ne ho trovato uno che mi parlasse intensamente a livello emozionale”.
“Ma nella maggior parte dei film basati sulla fede dell’ultimo decennio – prosegue Hyatt – sono spesso mancate la profondità e l’autenticità che parlano della bellezza e della lotta della fede, o sono lavori da studio di registi che non hanno nessuna vera esperienza personale con la fede, il che è un fenomeno molto strano per me. Nella mia mente è un po’ come portare un regista a fare ‘Il Signore degli Anelli’ quando in realtà non gli importa nulla dei libri. E’ proprio l’esperienza e la visione personale che rende queste storie più profonde ed è la lente che gli dà vita per il pubblico di destinazione. Non è qualcosa che può essere replicato, non importa quanto talento o esperienza un regista possa avere. Questo è il motivo per cui
credo fermamente che ‘Full of Grace’ sia un film diverso. E’ più come guardare una preghiera, e meno come guardare un altro film ‘basato sulla fede’, in cui i dubbi, le paure, le domande, le rivelazioni, invece vengono sostituiti da una patina lucida di buoni sentimenti, storie di ispirazione”. Quindi, “Piena di grazia” non è un film destinato ad un pubblico in cerca di grande spettacolo ed effetti speciali, ma per chi è credente, o cerca di riflettere sull’argomento; su una donna che, giustamente, pretendeva che il Figlio venisse ricordato. Soprattutto per chi, come dice il regista, ha detto ‘Sì’ a
Cristo, non per chiedergli qualcosa o pretendere un miracolo ma per proseguire la sua opera. “Questo ‘sì’ è certamente il momento più importante – aggiunge Hyatt – che viene da un incontro con Cristo, ma è solo l’inizio di un viaggio. E’ solo il primo passo su un nuovo percorso che si compone di molti bellissimi picchi, ma anche molte valli oscure. Si tratta di un bel viaggio in effetti, ma è dotato di lotte profonde, lacrime e sangue. Ho passato anni a lamentarmi di questo desiderio di profondità e autenticità che sono scomparsi dal genere, ma solo quando sono stato contattato per realizzare ‘Full of Grace’ ho capito che
invece di lamentarmi, avrei potuto cercare di fare qualcosa di diverso. Non è stato un compito facile, e molto di questo film proviene dal luogo profondamente personale delle mie esperienze di vita, ma ho creduto che se il contenuto ha parlato e ha commosso me, ci sarebbe stato un pubblico affamato che lo avrebbe trovato ugualmente di forte impatto”. Infatti, non cercate grande scenografie e orpelli, né azione né avventura perché “Piena di grazia” è un film a basso costo, di soli 85’, ispirato agli ultimi anni dell’esistenza della Madonna, un ‘film religioso’
vero, sobrio e asciutto che non cerca di imporre nulla, ma soltanto raccontare ‘una storia di fede’ per far riflettere. Nel cast Noam Kenkins (Pietro), visto in “Saw II”; Kelsey Asbille (Zara), Merik Tadros (Simone), Taymour Ghazi (Andrea), Ahmed Lucan (Giovanni), Eddie Kaulukukui (Giuseppe), Maz Siam (il vecchio Pontus), Arti Sukhwani (Elisabetta) e Noelle Lana (Maria giovane). José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane in uscita evento il 27 febbraio, e successivamente in programmazione nelle sale parrocchiali di tutta Italia, distribuito da Minerva Pictures

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