lunedì 20 marzo 2017

A due anni dalla scomparsa, nei cinema "Pino Daniele Il Tempo Resterà" di Giorgio Verdelli, un emozionante ritratto in musica del grande artista napoletano e internazionale

Per soli tre giorni – il 20, 21 e 22 marzo – approda nei cinema “Pino Daniele Il tempo resterà” di Giorgio Verdelli, ma se la domanda è maggiore, ovviamente, la programmazione riprenderà. Un documentario che non è un biopic ma un ritratto del musicista e poeta, cantante e autore napoletano che ha rivoluzionato la musica napoletana (non solo) trasformandola in un sound mediterraneo che ha conquistato il mondo.
E anche il film coinvolge e commuove perché attraverso i suoi concerti dal vivo, con la sua illustre band e dalla sua voce, tratta da interviste edite ed inedite (tra il 1978 e il 2014), così come dai filmati e le testimonianze di familiari, colleghi ed amici, ne viene fuori tutta la sua anima di uomo e di artista. “Il Tempo resterà’ non è la biografia di Pino Daniele – dice il regista, che aveva già firmato “Unici” (una serie di ritratti di grandi personaggi della musica e dello spettacolo, da Mina a Massimo Troisi, per Raidue) -, ma per certi versi gli assomiglia molto. Mi sono fatto guidare dalle canzoni e dalle frasi di Pino che sono diventate il filo conduttore di questo film documentario”.
A due anni di distanza dalla scomparsa del musicista, il film ci porta in un viaggio attraverso la musica, i concerti e la vita del grande artista partenopeo per seguire il percorso artistico dagli anni ’70 agli ultimi concerti live. “Non volevo percorrere strade troppo battute – riprende Verdelli -, il concerto dell’80 a Pescara, oltre ad un pezzo quasi inedito (“Maggio se ne va”), aveva un’ottima resa sonora, tutti i pezzi nella tonalità giusta. E, soprattutto, abbiamo voluto fare un percorso emozionale e siamo letteralmente saliti su un autobus (ribattezzato Vaimò, come il tour del 1981 ) che ci ha riportato nei luoghi della Napoli di Pino
Daniele, per raccontare la sua idea di musica in movimento perenne, come la società di quegli anni che lui ha interpretato con una cifra innovativa e inimitabile. Grazie a Francesco, Sofia, Sara, Alessandro, Cristina Daniele e Fabiola Sciabbarrasi (l’ex moglie e i figli ndr.) per aver condiviso questo progetto”. I componenti della mitica band - James Senese, Tullio De Piscopo, Joe Amoruso, Tony Esposito, Rino Zurzolo - oltre a ‘viaggiare’ sul bus (guidato dall’attore Enzo De Caro) erano presenti alla conferenza stampa e hanno offerto ancora la loro testimonianza raccontando l’amico e il collega, episodi e aneddoti. E tra i filmati
inediti presenti nel documentario, quello in casa di Troisi per le prove della colonna sonora di “Vorrei che fosse amore invece era un calesse” e soprattutto della canzone che diventerà “Quando”. “Mi hanno spinto l’amore per la musica che hanno inventato loro – aggiunge il regista a proposito del film -, il linguaggio di Pino con le sue contaminazioni jazz, e anche perché ci hanno fatto vivere una stagione straordinaria, nei concerti i brani musicali duravano addirittura 12’. Si sapeva quando cominciavano ma non quando finivano”.
“Era un fatto naturale – dichiara Senese –, la forza di Pino e il suo amore per il sound mediterraneo era così forte che ai primi concerti i ragazzi piangevano. Con lui, attraverso il suo linguaggio e il nostro, abbiamo trovato la nostra anima, un sentimento nascosto di noi napoletani. Il vero suono di Napoli”. “La forza del gruppo – dice De Piscopo – erano la musica e l’anima di Pino”. “Poi ha suonato con tanti musicisti internazionali – afferma Esposito -, ma quando ci siamo uniti nell’80, noi venivamo da esperienze più conclamate, eravamo ‘affermati’, mentre lui era il grande genio esordiente.
Pino era molto timido, non aveva assaporato il successo, questi concerti gli hanno dato la spinta a trasgredire le regole, perché stava nascendo una certa omologazione nel mercato. Infatti, esigevano pezzi di massimo 4/5’ e una composizione sintetica, e Pino trasgredì le regole: la musica finisce quando deve finire. E’ importante vedere la ripresa trent’anni dopo perché quello era il fulcro di un movimento”. La voce narrante è di Claudio Amendola: “Quando Verdelli mi ha chiesto di partecipare ho cominciato a tremare di felicità, sono uno dei suoi fan più accaniti, ai suoi concerti facevamo il tifo come per la
squadra di calcio in campagna acquisti. Eravamo fan di tutti loro come fossero i Pink Floyd o i Led Zeppelin. Pino e loro hanno creato un ponte per i non napoletani, per amare quel popolo e quella città”. Ma sono tante anche le partecipazioni, dal ‘vivo’ o nei filmati di repertorio: da Renzo Arbore a Jovanotti, da Giorgia a Clementino, da Peppe Lanzetta (autore del testo “Hey Pino” recitato da lui e Amendola) a Lina Sastri, da Peppe Servillo ad Alessandro Siani, e tanti altri. José de Arcangelo
(3 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane il 20 – 21 – 22 marzo distribuito da Nexo Digital in 270 copie

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