giovedì 30 marzo 2017

Come far separare i genitori e vivere felici e contenti nell'originale commedia "La mia famiglia a soqquadro" di Max Nardari

Da un’idea buona e attuale, una gradevole commedia sulls pre-adolescenza e sulla famiglia messa in discussione dal figlio in quanto ‘normale’, è “La mia famiglia a soqquadro” di Max Nardari con un insolito cast che, dopo aver conquistato pubblico e critica al Festival di Tokyo, è stata venduta in diversi paesi ed
in trattative con la Cina, è già in circolazione sulle linee aree britanniche, in attesa di un remake americano, ma da noi esce solo ora. Martino (corretto Gabriele Cappio, figlio del doppiatore Mino) è un bambino di 11 anni che, arrivato nel nuovo mondo della scuola media, americana, si trova di fronte ad una realtà inaspettata: i suoi genitori non
sono separati! E’ l’unico della classe ad avere ancora i genitori insieme. Pian piano inizia ad invidiare ai compagni gli avventurosi viaggi, le vacanze e i regali, naturalmente doppi e digitali, ricevuti dai genitori e dai loro rispettivi nuovi compagni che fanno a gara per accaparrarsi l’affetto dei figli. Da qui scatta in lui un’idea diabolica: far separare i suoi genitori, Anna (Bianca Nappi) e Carlo (Marco Cocci), per diventare un bambino come tutti gli altri e godere anche lui degli stessi fantastici benefici dei compagni
di scuola. La situazione però gli sfuggirà di mano e tutto sembrerà andare a rotoli per sé e per la famiglia, ma alla fine non tutto sarà perduto… anzi. La storia è ispirata al libro “Figli violati” della madre dell’autore, l’avvocato matrimonialista Renea Rocchino Nardari, già tema del suo corto “Il regalo più bello”, e sceneggiata con Fausto Petronzio, ed è in parte autobiografica, soprattutto per quel che riguarda la scuola, il leggero bullismo e i rapporti famigliari, aggiornati e corretti all’oggi.
“Non ho seguito tanto la storia del libro – dichiara Nardari - quanto ho sottolineato il nostro vissuto, il lavoro della scuola, il preside serio e faceto, dato che quando la famiglia è presente, a scuola si ritrova comunque da soli. Martino è timido, ha difficoltà a relazionarsi, ed io i ragazzi li seguo da vicino. Gabriele, poi, è uno studente modello anche nella realtà. Ogni attore ha messo molto del suo, e tutti abbiamo fatto tesoro delle nostre esperienze”. Un’uscita nel periodo delle feste sarebbe stata più adatta, visto il finale natalizio, però è scontato che le leggi del mercato non privilegiano il cinema indipendente, soprattutto se nostro. Ovviamente non è una
commedia priva di difetti (quello dei dialoghi è ‘normale’ per quasi tutto il cinema italiano, e una recitazione non sempre omogenea) però il punto di vista della famiglia e del matrimonio da parte del bambino, se non è nuovo, offre una visione quasi inedita della situazione generale. Ai nostri tempi, erano al massimo due o tre i figli di divorziati, separati o single, oggigiorno sono la maggioranza e fanno sentire a disagio persino chi ha entrambi i genitori in casa e per di più quando si è il primo della classe – come Martino - o quasi. Quello che allora era un merito o una fortuna, oggi non lo è più, tutto è
ribaltato. Sono cambiati i tempi e la società, e quindi anche lo stile di vita e le ‘mode’, però i sentimenti languono oppure fanno fatica a riaffiorare. “Con Max ci eravamo visti per il suo precedente film – afferma Cocci –, quindi, ci conoscevamo, e questo ruolo mi è piaciuto subito perché mi fa uscire dai canoni del personaggio che si fa le canne e dà la caccia alle donne. Mi sono divertito a costruire un carattere tra il goffo e l’ingenuo, e mi sono ispirato a Clark Kent”.
“Mi ha colpito la storia perché scritta molto bene – ribatte Nappi -, anche il mio ruolo molto diverso dal solito. Infatti, nella commedia italiana o si è una femme fatale o una donna in ciabatte , invece Anna è una donna normale che diventa molto attraente, questo mi ha permesso di cambiare sia interiormente che esteriormente. Il mio personaggio dimostra come cambia il concetto di normalità, in realtà molto fluttuante”. “Adesso molta gente non si accontenta di quello che ha – dice il ‘piccolo’ Gabriele Cappio -, la famiglia ancora insieme la considerano una maledizione perché vorrebbero diventare come i loro idoli, superiore a
loro. Mi sono divertito moltissimo grazie a Max che è così innovativo e mi ha fatto fare una entrata a scuola alla Michael Jackson. E sul set si sono creati dei legami”. “In realtà è la migliore storia che ho pescato negli ultimi anni – afferma Eleonora Giorgi, la nonna materna Fiore, attrice in America -, affronta un tema molto attuale, visto che in una società che si dichiara laica si idolatra il denaro, ma qui alla fine si scopre il sentimento, l’amore. Anche il mio ruolo perché al cinema si fa la Lolita fino ai 50 e poi si è a spasso oppure la nonna buttata sul divano stordita, fra
pasticche e tivù, mentre i maschi fino a 80 anni fanno gli scopatori. Il modello di madre di Max è quello della donna autonoma, in carriera, in anticipo coi tempi. Il mio personaggio, infatti, fa teatro, mentre la figlia ha scelto l’amore, ma la nonna è utile anche alla storia, una sessantenne non afflitta dalla vita”. “E’ una commedia intelligente - afferma Elisabetta Pellini, nel ruolo di Paola, ex compagna di scuola del padre, allora innamorata di lui ma con 15 chili in più, oggi bellissima madre separata che non può vedere il figlio -, emozionante, con un bel cast, una bella energia e una bella squadra. Una storia attuale. Anche quando io ero a scuola erano due o tre i figli di coppie separate. Una commedia che fa riflettere tutti con
spensieratezza e al tempo profondità”. Nel cast Ninnì Bruschetta, direttore della banca dove lavora il padre, Luis Molteni (preside), Elisa Di Eusanio (Giorgia), Roberto Carrubba (Roberto), Raniero Monaco Di Lapio (Max), Silvia Tortarolo (Prof.ssa di latino), Mino Caprio (Prof.re di Latino), Stefano Francoia (Luca), Beatrice Deodato (Patty) e Christian Borromeo (Alessio). José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 30 marzo distribuito da Europictures

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