giovedì 9 marzo 2017

Ritorna il re "Kong - Skull Island" in un nuovo e riuscito blockbuster vintage anni '70 fra guerra del Vietnam ed espedizioni scientifiche

Torna i mitico Kong, il gigantesco gorilla preistorico dal cuore tenero creato, nel 1933, da Merian C. Cooper ed Edward Schoedsack (da un’idea dello scrittore inglese Edgar Wallace) nel cult movie “King Kong”, ma anche nel seguito “Il figlio di King Kong” (1934). “Kong - Skull Island” diretto da Jordan Vogt-Roberts,
da un soggetto di John Gatins, sceneggiato da Dan Gilroy & Max Borenstein & Derek Connolly, non è proprio un remake ma ripropone la vicenda e il ‘protagonista’ di allora, magari aggiornati e corretti ma strizzando l’occhio alla Nuova Hollywood anni Settanta e dintorni, visto che gli autori l’ambientano proprio in quegli anni. Però non l’hanno re-inventato, ma rivisitato, magari con gusto delle citazioni e dei riferimenti in un godibile blockbuster dal look vintage con ottimo uso delle nuovissime tecnologie digitali e stereoscopiche.
“Kong” era il re del suo mondo perduto e lo sarà sempre, cambiano appunto ambiente e personaggi, ma lui combatte sempre per difendere il suo regno non solo dagli estranei ma anche dai veri mostri del sottosuolo che divorano ogni essere vivente. Il prologo, ambientato quasi trent’anni prima della vicenda vera e propria, è una sorta di omaggio fotocopia a “Duello nel Pacifico” di John Boorman (1968), dove due piloti nemici, uno americano l’altro giapponese, si ritrovano faccia a faccia su un’isola sconosciuta e disabitata, solo che stavolta sono finiti a Skull
Island. Si passa, subito dopo, al 1973, sul finire della guerra del Vietnam, all’alba del programma Landsat, quando la NASA ha iniziato la mappatura del globo dallo spazio. Però il satellite rileva la presenza di un terreno solido a Sud del Pacifico, e l’agente della Monarch Bill Randa (un John Goodman non più extralarge) sospetta che quella perturbazione non sia una replica del Triangolo delle Bermude, ma nasconda da millenni uno straordinario segreto, in primis antiche specie animali. E visto che nessuno trova interessante il misterioso luogo, per riuscire ad avere l’autorizzazione
per una missione da parte dell’Amministrazione Nixon, Randa sostiene che nel sottosuolo di Skull Island c’è ogni tipo di risorsa. Ottiene così una piccola squadra scientifica e la scorta, guidata dal tenente colonnello Preston Packard (Samuel L. Jackson), di un gruppo di elicotteristi, gli Sky Devils, provenienti direttamente dal Vietnam, a cui si aggiungono la reporter di guerra e pacifista Mason Weaver (la Brie Larson di “Room”) e l’esperto perlustratore James Conrad (Tom Hiddleston, già fratello cattivo di Thor), ex capitano SAS.
Ovviamente, nessuno nemmeno sospetta quello che li attende sul misterioso atollo, una volta attraversata la tempesta che lo protegge dal mondo. Non solo Kong – che non è poi così cattivo come sembra, anzi è lui che tiene lontani i mostri più feroci come nell’originale -, ma altre mille insidie e mostri preistorici spaventosi. Meglio non rivelare altro per non rovinarvi l’effetto sorpresa e qualche brivido che, comunque ci sono, persino dopo i titoli di coda. Tra metafora e fantasy, avventura e horror, “Kong - Skull Island” coinvolge lo spettatore soprattutto dal
punto di vista visivo perché oltre i meravigliosi scenari, il Re Kong – grazie alle rivoluzionarie tecniche di animazione – non solo è il più gigantesco di tutte le versioni cinematografiche (alto 30 metri) ma è credibile, espressivo e teneramente ‘umano’ come lo era oltre ottant’anni fa; mentre gli altri mostri sono terribilmente verosimili e terrificanti. La sosta vietnamita, tra elicotteri e musica rock (e qualche canzone), riecheggia il capolavoro di Francis Ford Coppola “Apocalypse Now”, mentre lo stile si avvicina a quello dello Steven Spielberg di “Indiana Jones”. E se i personaggi non offrono un grande background
psicologico, non manca la giusta dose di ironia, e nemmeno l’ormai solito uso di droni per le riprese aeree.E soprattutto è bandita la noia. Nel nutrito cast (soprattutto di ‘vittime’) anche Jing Tian (San), Toby Kebbell (Jack Chapman), John Ortiz (Victor Nieves), Corey Hawkins (Houston Brooks), Jason Mitchell (Mills), Shea Whigham (Cole), Thomas Mann (Slivko), Eugene Cordero (Reles), Terry Notary (per l’animazione di Kong) e l’inimitabile John C. Reilly (Hank Marlow). José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 9 marzo distribuito da Warner Bros. Pictures Italia in 2D, 3D ed Imax TUTTI I KONG E I SUOI SIMILI SUL GRANDE SCHERMO
1933 “King Kong” di Cooper e Schoedsack 1934 “Il figlio di King Kong” di Edward Schoedsack 1949 “Il re dell’Africa” di Edward Schoedsack 1961 “Konga – Terrore su Londra” di John Lemont (GB), ispirato al cult del 1933 1963 “King Kong contro Godzilla” di Inoshiro Honda e Thomas Montgomery (Giappone)
1967 “King Kong, il gigante della foresta” di Inoshiro Honda (Giappone) 1969 “The Mighty Gorga” di David L. Hewitt, variazione 1976 “King Kong” remake di John Guillermin 1976 “Ape” di Paul Leder (Core del Sud/Usa), ispirato 1976 “Queen Kong” di Frank Agrama (GB/Francia/Rft/Italia), versione ‘femminile’ 1986 “King Kong 2”
2005 “King Kong” second remake di Peter Jackson 2006 “Kinky Kong” di John Bacchus (commedia sexy-parodistica) 2008 “King Kong vs. Jaws” di Michael Horvat (Cortometraggio) 2017 “Kong – Skull Island” di Jordan Vogt-Roberts 2020 “Godzilla vs. Kong” remake di “King Kong contro Godzilla” (annunciate)

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