giovedì 20 aprile 2017

Ecco "L'Accabadora" di Enrico Pau con un'intensa Donatella Finocchiaro, in una suggestiva storia di morte, amore e guerra

Dopo il passaggio in anteprima ai Festival di Shanghai, Galway, Ajaccio, Nuoro, Aswan, La Maddalena e al Riff di Roma, arriva nei cinema “L’Accabadora” scritto (con Antonia Iaccarino) e diretto da Enrico Pau, già autore degli apprezzati “Pesi leggeri” e “Jimmy della collina”. Un dramma suggestivo e inquietante, di un passato che evoca tradizioni arcaiche e amori mai avuti né vissuti; una storia di morte, guerra e amore,
appunto, che coinvolge prima visivamente poi emotivamente, mettendo in contrasto la maestosità della natura e l’orrore della guerra, la ‘buona morte’ e la ‘morte assurda’. Verso la fine degli anni Trenta, la trentacinquenne Annetta (Donatella Finocchiaro, sempre intensa), donna in nero solitaria e silenziosa, vive in un paesino nelle campagne sarde. Custodendo un terribile segreto del
passato, trascorre le giornate in attesa di una chiamata e, quando accade, apre un vecchio sacco contenente una mazzuola di legno, un cuscino e uno specchietto spaccato. Ma qualcosa di inaspettato la porta a Cagliari nei primi anni ’40 – sotto i bombardamenti alleati - alla ricerca della nipote Tecla (la Sara Serraiocco di “Salvo” e “La ragazza del mondo”) e sconvolgerà la sua vita, facendole scoprire di potersi staccare dal suo ruolo di ‘accabadora’ – ereditato in tenera età dalla madre -, figura della tradizione sarda il cui compito è aiutare i malati terminali a trapassare.
Alloggiata nella villa di una ricca famiglia in fuga dalla guerra che gliela lascia in custodia, ritrova una sua amica d’infanzia, Alba (Carolina Crescentini in amichevole partecipazione) e conosce un ufficiale medico irlandese, Albert (Barry Ward di “Jimmy’s Hall” di Ken Loach), col quale instaura un rapporto che non aveva mai conosciuto. Però la guerra e la distruzione la costringeranno a fare una scelta difficile: riprendere i suoi antichi abiti di ‘Accabadora’ o riprendersi un’esistenza che non ha mai vissuto. “La cosa che mi interessa sempre di più come regista – scrive l’autore nelle note – è esplorare gli angoli più nascosti della realtà, gli angoli dimenticati, dove scorrono vite invisibili, dimenticate dalla Storia.
Annetta è uno di questi esseri umani la cui esistenza trascorre dentro un microcosmo ‘arcaico’ (nel senso etimologico di cosa arcana, dimenticata). Questa distanza siderale di Annetta dal mondo, dalle sue luci, questo suo nascondersi nell’ombra, negli angoli della vita non è una scelta. In questo senso Annetta è inizialmente un personaggio tragico, le traiettorie della sua vita paiono disegnate al di là della sua volontà, il destino l’ha collocata in un luogo remoto, la sua vita è segnata dalla tradizione, dai riti di un mondo oscuro, per svolgere il ruolo di Accabadora che sua madre le ha trasmesso e la comunità le ha richiesto”.
E non si tratta di un film storico, anche se ricostruisce l’atmosfera di quelli anni e la figura dell’accabadora e trova ispirazione in personaggi realmente esistiti. “L’unica verità – confessa Pau – che ci ha guidato nel corso della nostra narrazione è quella del personaggio: non avevamo nessuna intenzione di recuperare una verità storica o antropologica. E la cosa più interessante che può succedere a un personaggio è la rottura del suo equilibrio, da lì si genera tutto. Per
questo abbiamo colto Annetta in un momento di passaggio: è una cosa che riguarda soprattutto la sua vita, il suo passare da una condizione a un’altra, da un mondo sospeso, nelle sue forme immutabili, all’incertezza, all’indeterminatezza di una nuova conduzione che comprende un valore inesplorato per lei: l’amore, nelle sue tante forme”. Questa coproduzione italo-irlandese, vanta un’ottima cornice firmata Piers McGrail (fotografia), Marco Dentici (scenografia), Stefania Grilli (costumi), Igort (autore del soggetto con Pau e Iaccarino) e Antonio
Marras (supervisione artistica). Le musiche originali sono dell’irlandese Stephen Rennicks, mentre il montaggio a quattro mani è di Johannes Hiroshi Nakajima e Andrea Lotta. Nel cast anche Anita Kravos (la madre), Camilla Soru (Benedetta), Federico Noli (Bastiano), Piero Marcialis (frate), Caterina Medici (tenutaria), Enia Carboni (Annetta 12 anni), Maria Grazia Sughi (padrona di casa) ed Emilia Agnese (nipote padrona di casa). José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 20 aprile distribuito da Koch Media

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