giovedì 4 maggio 2017

Un grande ritorno per Shirley MacLaine, affiancata da Amanda Seyfried, in "Adorabile Nemica" di Mark Pellington

Ritorno in grande forma e da protagonista per l’inimitabile Shirley MacLaine (classe 1934) affiancata dalla giovane Amanda Seyfried – entrambe produttrici esecutive – guidate da Mark Pellington, con alle spalle tanta
gavetta sul piccolo schermo. Una sorta di monumentale omaggio per l’inimitabile interprete di film di Hitchcock (al debutto in “La congiura degli innocenti”) e Wilder (“L’appartamento” e “Irma la dolce”), Ashby (“Oltre il giardino”) e De Sica (“7 volte donna”), Siegel (“Gli avvoltoi hanno fame” con Clint Eastwood), Nichols (“Cartoline dall’inferno”) e Schlesinger (“Madame Sousatzka”) e ormai lontana dallo schermo da oltre vent’anni, perché attiva soprattutto in ruoli minori, fra grande e piccolo schermo. Una commedia a tratti malinconica a tratti esilarante e ironica, in cui Shirley offre un’interpretazione ancora da Oscar.
L’anziana Harriet Lauler (MacLaine) è una milionaria dispotica e irresistibile, abituata ad avere sempre il controllo di tutto e tutti. Un giorno Harriet decide di voler controllare anche quello che si dirà di lei dopo la sua morte, perché persino il suo necrologio deve essere di suo gradimento. Allora, incarica Anne (Seyfried), giovane giornalista ‘specializzata’, con ambizioni letterarie – lavora nel quotidiano locale che
lei ha sostenuto per lungo tempo -, di scrivere la sua storia, provocando una serie di situazioni esilaranti e imprevedibili. Non a caso, all’inizio la giovane non troverà nemmeno una persona – inclusa la sua famiglia - che sprechi una parola di elogio per lei. Ma tra le due donne nascerà un’amicizia sincera, bizzarra e conflittuale, che le cambierà entrambe, anzi le aiuterà a scoprire se stesse. Sceneggiato dall’esordiente Stuart Ross Fink, il film è su misura dell’immensa attrice ottantenne (Oscar,
arrivato sempre in ritardo, per “Voglia di tenerezza”) e parte da uno spunto originale – il necrologio di una persona vivente – per poi passare al tradizionale confronto generazionale, non privo di stereotipi e situazioni convenzionali, ma da cui scaturiscono temi come solitudine e coraggio, volontà e maternità, passioni e amicizia, forse, non approfonditi a dovere. E, come il vecchio proverbio insegna, “sbagliando s’impara”, infatti, l’anziana Harriet dice alla giovane amica che “dai rischi e dagli errori s’impara a vivere perché si diventa furbi”.
Comunque, le sole scene iniziali – in cui l’anziana protagonista si ritrova sola e senza affetti nella grande villa, tanto da fingere un incidente da suicidio – valgono l’intero film perché la MacLaine senza bisogno delle parole esprime tutta una vita e il suo quotidiano disagio attraverso i suoi sguardi e i gesti della sua faccia. Un’intera esistenza a farsi detestare per poter imporsi in una società in cui voler far carriera (fondatrice e capo di un’agenzia pubblicitaria) per una donna significava allora restare sola per
sempre, o quasi. La grande attrice la rivedremo presto in “Men of Granite” e “La sirenetta”, versione con attori in carne e ossa. Nel cast la piccola Anne-Jewell Lee Dixon (Brenda), Anne Heche (Elizabeth, la figlia), Thomas Sadoski (Robin Sands), di “John Wick” 1 e 2; Joel Murray (Joe Mueller), Tom Everett Scott (Ronald Odom), Steven Culp (Sam Serman, padre di Anne) e Philip Baker Hall (Edward, l’ex marito). José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 4 giugno distribuito da Teodora Film

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