mercoledì 7 giugno 2017

Dopo tante vicissitudini produttive arriva nei cinema la commedia corale 'terapeutica alla spagnola' di Anna Di Francisca "Due uomini, quattro donne e una mucca depressa"

Arriva nelle sale italiane il film di Anna Di Francisca, “Due uomini, quattro donne e una mucca depressa, una co-produzione Italia-Spagna realizzata tempo fa – era stato presentato al Torino Film Festival - che, per problemi con la produzione italiana (prima, durante e dopo), ha dovuto ‘aspettare’ a lungo per avere una
degna uscita. E’ una commedia corale ‘alla spagnola’ che recupera quel gusto della comicità e dell’ironia, quasi favolistica, sulla provincia e conta su un cast maggiormente iberico di tutto rispetto, attori e attrici anche famosi non solo in patria che, secondo la regista, si sono comportati da veri professionisti senza altra pretesa che il lavoro. Infatti, nel cast c’è anche l’argentino Héctor Alterio, protagonista – non solo – de “La storia ufficiale”, premio Oscar per il Miglior Film Straniero, e all’epoca della
dittatura, esiliato in Europa ma attivo fra Spagna e Italia, appunto. “Manojlovic l’ho avuto sempre in testa – confessa la regista -, ma non volevo un italiano, ci sono tanti, ma lui si prestava al personaggio ed ha aderito subito. Per le donne avevo prima pensato a Carmen Maura, ci siamo anche incontrate, ma poi non è stato possibile. Con Maribel (Verdù), l’approccio è stato facile e fruttuoso”. Edoardo (il serbo Miki Manojlovic, già attore feticcio per Emir Kusturica), compositore in crisi affettiva e
creativa, si prende un periodo sabbatico e si rifugia in un’allegra cittadina del sud della Spagna, dove abita il suo amico Emilio. Arrivato a destinazione, è un uomo cinico, rompiscatole, stufo di se stesso e demotivato, incapace di scrivere musica in cui si riconosca. L’impatto con quel piccolo paese, le sue donne, i suoi colori e sapori lo fa aprire di nuovo alla vita e alle emozioni, e – grazie allo sgangherato coro polifonico della parrocchia locale – ritrova l’energia anche per dirigerlo e comporre di nuovo la ‘sua’ musica. E come le quattro donne del coro, anche Edoardo compie un suo percorso di cambiamento. Una sorta di
scambio ‘terapeutico’, che si attua soprattutto grazie al potere comunicativo della musica, che farà passare la depressione persino alla mucca del suo amico. “Il soggetto è mio – afferma l’autrice – ma poi agli sceneggiatori (Giuseppe Furno, Valentina Capecci) ho dovuto affiancare lo spagnolo Javier Muñoz (il film, ovviamente, è stato girato in spagnolo ndr.), ma il punto di vista è il mio. Mi piace il microcosmo legato ai piccoli paesi, come in un acquario vengono fuori vizi, virtù e desideri. In Spagna ho avuto maggior libertà creativa, ma l’ho pagata carissimo (da noi ndr.),
perché non piacciono i progetti di commedie corali sofisticate, tanto meno con attrici sopra i 40. Vorrei fare una commedia europea perché credo sia quello che funziona in Francia e Inghilterra”. Divertente e garbato, sensuale e solare, il film coinvolge e incuriosisce anche quando il confronto città-provincia (il musicista lascia Roma per un ‘piccolo mondo’ spagnolo), intellettuale-popolo, può apparire non originale. Ma l’atmosfera e il tocco della Di Francisca è piacevole e affettuoso verso i suoi personaggi, di cui non nasconde vizi né difetti.
“La metodicità, l’ordine, l’efficienza – dice l’autrice de “La bruttina stagionata”, “Fate un bel sorriso” e “Il mondo i Mad”- di una piccola cittadina dai colori forti, con la terra rossa, i cieli tersi, la sua piazza diventano la scenografia ideale per raccontare questo piccolo mondo perfetto, ma che si può facilmente sgretolare. La vivacità di queste donne, così terrene e reali, dà verità ai personaggi, in cui non è difficile immedesimarsi. La musica gli fa da contrappunto. ‘Due uomini, quattro donne e una mucca depressa’ vuol essere anche questo: uno sguardo tenero e insieme sarcastico su un universo femminile, ma non
solo, desideroso di cambiamenti e di solarità, che trova anche nel canto la forza e l’energia di ribellarsi alle avversità”. Infatti, è questo che conquista lo spettatore, visto che spesso le commedie del genere finiscono per cadere nelle macchiette o esaltano più vizi che virtù dei personaggi, tra l’altro nemmeno amati dagli stessi registi. Per gustarla meglio la pellicola andrebbe vista in spagnolo, dato che anche il protagonista e gli attori italiani recitano nella lingua di Cervantes, e i dialoghi ‘tradotti’ diventano meno graffianti. E poi
c’è una costante presenza degli animali, persino delle belle cicogne che fanno nido nei posti più impensati, tipo le antenne tivù, che ci hanno ricordato la commedia (ancora sotto il franchismo) “Addio Cicogna addio” di Manuel Summers (1971), soprattutto per l’atmosfera e l’affiatato cast, non certo per la storia e il tono. L’autrice ora ha diversi progetti, sempre commedie corali ambientate in un piccolo paese, magari in Emilia o in Umbria, ma probabilmente si deciderà sul Meridione. Comunque non vuole precisare per scaramanzia. Nella commedia, otre a Manojlovic, recitano la star internazionale Maribel Verdù (Julia), da “Y tu mamà
también” a “Se permetti non parlarmi di bambini”; Eduard Fernàndez (Emilio), da “La pelle che abito” di Almodovar a “La notte che mia madre ammazzò mio padre” e adesso nel remake spagnolo di “Perfetti sconosciuti”; Laia Marull (Victoria), Carmen Mangue, Hector Alterio (generale), Gloria Muñoz (Manuela), con la partecipazione di Antonio Resines (presentatore), gli italiani Ana Caterina Morariu (Marta), rumena di nascita; Manuela Mandracchia (Sara) e con Serena Grandi (Irma) e Neri Marcorè (Carlos, il barbiere). José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 8 giugno distribuito da Mariposa Cinematografica

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