venerdì 2 febbraio 2018

Delude l'ambizioso horror "Slumber: il demone del sonno" di Jonathan Hopkins, né brividi né paura

“Slumber: il demone del sonno” di Jonathan Hopkins, scritto dal regista con Richard Hobler, è un horror che prende in prestito un argomento non nuovo, perché eterno e inquietante, come l’incubo, partendo da studi e leggende sulla la cosiddetta “paralisi del sonno” – nel prologo del film ampiamente documentato e illustrato -, e anche sul sonnambulismo, del sognare ad occhi aperti, però non sfruttato fino in fondo e nel modo
giusto, lasciandosi alle spalle diverse lacune e affidandosi alla prevedibilità. Alice Arnolds (la bella e brava attrice hawaiana Maggie Q, anche produttrice) è una specialista dei disturbi del sonno che, durante le sedute e i ricoveri scorta i pazienti lungo una strada di recupero e possibile guarigione, mentre a casa deve fare i conti in prima persona con gli effetti
di un misterioso trauma infantile: i suoi sogni sono zeppi di spettri e il ricordo della morte del fratellino perseguita le sue notti. Fino al giorno in cui, nel suo studio, si presenta un'intera famiglia in pericolo, i Morgan sono afflitti da strani disturbi notturni e uno dei bambini in particolare, soffre di “paralisi del sonno”. Alice è certa si tratti di un disturbo reale e comune in tutto il mondo che rende i sogni di chi ne è affetto incredibilmente realistici, e i momenti di veglia oscuri e confusi come un incubo a occhi aperti. Durante il sonno ci si ritrova all'improvviso svegli e coscienti, ma paralizzati e con la sensazione di una minacciosa presenza estranea che incombe o minaccia.
Nel tentativo di aiutare questa famiglia in pericolo, la razionale Alice è costretta a mettere da parte logica e scienza su cui ha sempre fatto affidamento, e accettare la natura sovrannaturale e demoniaca dietro agli incubi dei suoi pazienti. La lotta contro il demone, sarà anche l'occasione per affrontare i temuti fantasmi del suo passato, sempre più invadenti. Ma così facendo metterà, forse, a rischio il suo equilibrio per sempre.
Nonostante una buona fattura e un promettente inizio – citazioni dall’Incubus dei romani ai quadri di Fussli -, “Slumber” non provoca emozioni, né brividi né paura, nonostante la presenza di un vecchio grottesco, ormai rassegnato, che combatte col male da una vita. In sintesi niente di nuovo sulla scia dei diversi “Paranormal attivity”, “Tails” e simili. Resta ineguagliato “Nightmare: dal profondo della note” (Nightmare on Elm Street) di Wes Craven (1984) e successivi. Nel cast Sylvester McCoy (Amado, il vecchio), Will Kemp (Tom Arnolds, il marito), Lucas Bond (Daniel Morgan), Honor Kneafsey (Emily Morgan), Sam Troughton (Charlie Morgan), Kristen Bush (Sarah Morgan), William Hope (Malcolm), Sophia Wiseman (Niamh) e William Rhead (Liam). Fotografia di Polly Morgan e musiche di Ulas Pakkan. José de Arcangelo
(2 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 1° febbraio distribuito da Koch Media

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