venerdì 9 marzo 2018

Il remake de "Il giustiziere della notte" firmato Eli Roth con Bruce Willis e Vincent D'Onofrio, un solido action thriller e niente più

A oltre quarant’anni di distanza, e oltre dieci dai diversi annunciati rifacimenti, ecco il remake de “Il giustiziere della notte” di Michael Winner, uno dei più ambigui e grandi successi di Charles Bronson, allora considerato (a ragione) ‘ideologicamente scorretto’ e che inaugurò la
lunga serie di ‘vigilantes’. Tante cose sono cambiate nel frattempo, tranne la criminalità ‘non organizzata’ (a Chicago, non solo, è aumentata), la sicurezza – oggi si è aggiunto il terrorismo internazionale, diverso nella forma da quello anni Settanta -, e la libera circolazione delle armi negli States, confermata dalla presidenza Trump.
Il nuovo film di Eli Roth per il divo del film d’azione Bruce Willis, è soltanto un solido prodotto di genere, allora ‘poliziesco’ oggi ‘action thriller’, che si lascia vedere, anche se Roth (la sceneggiatura, sempre tratta dal romanzo di Brian Garfield, è di Joe Carnahan che lo doveva dirigere qualche anno fa) vorrebbe indurre alla riflessione sulla società contemporanea diventata pian piano più violenta, tra crisi economica e guerre che affliggono più di un continente. Ma il contenuto resta in superficie, e questo ‘nuovo’ giustiziere è meno inquietante e disturbante del suo predecessore.
Paul Kersey (Willis) è un noto chirurgo che conduce un’esistenza serena e coscienziosa, reprimendo la propria aggressività. Ma quando moglie e figlia vengono brutalmente aggredite in casa da un terzetto di balordi e la polizia brancola nel buio, tutta la sua sete di vendetta esplode e, dopo aver preso per caso la pistola da un membro di una gang, inizia a fare giustizia da sé per le strade di Chicago, appunto. Però, stavolta la sua prima impresa viene ripresa da una testimone col telefonino e il video diventa subito virale, facendo di lui una specie di supereroe, anche quando Paul, apparentemente, tenta solo di ritrovare i criminali che hanno distrutto la sua famiglia e darsi pace una volta per tutte.
Infatti, in questo remake – ambientato a Chicago anziché a New York come il capostipite -, il fratello del protagonista, Frank, interpretato da Vincent D’Onofrio, cerca di convincere Paul a rinunciare alla sua vendetta, così come la polizia si dimostra contraria all’angelo della vendetta proposto dai media, nonostante si dimostri impotente davanti ai numerosi casi che si susseguono di giorno in giorno. Se Roth non giudica né prende parte, il suo film in America è stato visto come aperto sostenitore del libero mercato delle armi. Roth, formatosi nell’horror sostenuto da Quentin Tarantino, in questo caso solo una volta (in un flash) sfiora lo splatter, che lo resero famoso da “Hostel” a “Green Inferno”.
Nel cast anche Elisabeth Shue (Lucy, la moglie), nomination all’Oscar per “Via da Las Vegas”; Camila Morrone (la figlia), Dean Norris (detective Kevin Raines), Kimberley Elise (detective Leonore Jackson), Len Cariou (Ben) e Wendy Crewson (Dr. Jill Klavens), da “Un medico, un uomo” e “Air Force One” a “Il 6° giorno” , e tantissima televisione. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dall’8 marzo distribuito da Eagle Pictures

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